![]() |
||||||
![]() ![]() ![]() |
||||||
|
Per Maria Luisa Non mi è capitato spesso di scrivere di Maria Luisa Simone che è mia moglie; sono ancora devoto a quella specie di pudore dei vecchi tempi per cui bisogna rinunciare a far prevalere i sentimenti sulla obbiettività. Ne accenno ora poiché Maria Luisa espone a Fortunago, uno dei paesi nobili dell'Oltrepò che abbiamo scoperto insieme e che accoglie le sue opere dipinte nei più vari luoghi come in una rassegna di memoria e di partecipazione che non si è mai interrotta. Maria Luisa racconta qui i motivi del suo attaccamento al territorio pavese da un'infanzia di guerra che è diventata mitica. Ma veniamo a tempi recenti; grazie all'ospitalità cordiale di amici e a quella casetta che ci fu prestata da Ruggiero Jannuzzelli, l'Oltrepò pavese è diventato la nostra seconda residenza, sempre più frequentata via via che Milano si è trasformata in una specie di grosso sobborgo americano senza prospettive. Superfluo fare l'elogio dell'Oltrepò, ma non temo di sbagliare se dico che Simone ha saputo fare riudire il canto degli uccelli nelle sue siepi vibranti di colori accesi e anche intonati secondo i principi armonici dell'arte; ha reso con studiata commozione questi colli che ci fanno sentire il mare non tanto lontano. È una pittura toccata con profonda sensibilità, talora fascinosa, che ha secondo me il merito di una sedimentazione culturale moderna che non impaccia l'istinto naturale dell'immediata commozione animata dalle cose vere. Un esempio probante sono i suoi piccoli cani, i carlini. Maria Luisa alleva questi deliziosi molossoidi da più di trentacinque anni; sono venuti a far parte importante della sua vita e li dipinge con lo stesso scrupolo con cui potrebbe farsi un autoritratto. E anche qui vi è una immersione nel contesto della natura. Da sempre l'arte è la proiezione di se stessi, oltre il muro d'ombra in cui appaiono le cose in natura. La vita nella campagna dell'Oltrepò invita a queste intuizioni, a questi ripensamenti che Maria Luisa ha fatto suoi; motivi ricorrenti e rinnovati ogni volta con una invenzione di spazi e colori gioiosi, gioia che dalle sue tele diviene contagiosa. Io, che sono il suo compagno, la seguo nella sua felicità di espressione e con un po' d'invidia per la gioia che le viene dalla sua pittura e con ammirazione per la capacità di non farsi distrarre dalla noia e dalla fatuità del contemporaneo. Raffaele De Grada |
|||||
link |
comune di fortunago | pro loco di fortunago | pino jelo | pier achille lanfranchi | info@fortunagoinarte. | |||||